Il 31 gennaio 2020 è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, per i reati di associazione per delinquere finalizzata a favorire l’ingresso e la permanenza clandestina di minori nigeriani nel territorio italiano, sfruttamento della prostituzione minorile, riduzione in schiavitù e tratta di persone, nei confronti di Monica Onaifoghe, 31enne nigeriana, la quale, era irreperibile dal 25 gennaio 2019, quando si era sottratta alla misura restrittiva di cui era stata destinataria unitamente ad altre quattro persone nell’ambito dell’operazione “Balance”.
I Carabinieri del Comando Provinciale di Messina, grazie ad una complessa attività info-investigativa ed all’attivazione dei canali di cooperazione internazionale di Polizia, hanno localizzato la donna in Germania, nella cittadina di Brauschweig, nella Bassa Sassonia, ove dimorava presso un centro di accoglienza per richiedenti asilo. All’esito della procedura di estradizione, la donna è stata quindi tradotta in Italia e associata presso la casa Circondariale di Roma – Rebibbia, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
L’operazione “Balance”, condotta dal Nucleo Investigativo Carabinieri di Messina con il coordinamento della Procura Distrettuale Antimafia, era stata avviata proprio sulla base dei comportamenti sospetti della Onaifoghe, all’epoca ospite di un Centro di accoglienza per minori non accompagnati di Messina, la quale era poi risultata operare per conto di una più vasta organizzazione criminale transnazionale, con base in Nigeria, che si occupava di reclutare giovani ragazze minorenni da trasferire in Europa passando dalla città libica di Sabratha, ove si avvaleva dell’apporto di un collegato gruppo criminale libico operante nell’organizzazione delle partenze dei natanti carichi di migranti diretti in Italia.
Il sodalizio aveva realizzato un collaudato sistema attraverso il quale, nel periodo 2015 – 2017 – aveva reclutato ed avviato alla prostituzione giovani nigeriane, convinte ad abbandonare il paese di origine con la promessa di un lavoro dignitoso in Europa. Una volta giunte in Italia, invece, le giovani venivano costrette a prostituirsi per riscattare i costi del trasferimento, chiamati in gergo “BALANCE”, anticipati dalla stessa organizzazione. Per ottenerne l’assoggettamento, le giovani venivano sottoposte, prima della partenza dalla Nigeria, a riti tribali di “magia nera” (quali il rito animista del cd. “Juju”). Alle vittime venivano impartite dettagliate istruzioni su come ottenere celermente i documenti di soggiorno, spiegando che dovevano riferire alle autorità italiane di essere minorenni ma in procinto di raggiungere la maggiore età, in modo da sfruttare il canale preferenziale riservato ai minori ed, al contempo, divenire autonome al compimento dei 18 anni e potersi sottrarre ai controlli più stringenti vigenti nelle comunità di accoglienza per minori non accompagnati. Ottenuti i documenti di soggiorno, le vittime venivano avviate alla prostituzione per ripagare il debito verso l’organizzazione. Parte dei proventi delle attività delittuose venivano reimpiegate in Nigeria per finanziare l’acquisto e la costruzione di immobili e parte venivano reimpiegate per finanziare i viaggi di ulteriori vittime da avviare alla prostituzione.
Nel corso dell’indagine, era stato accertato come l’organizzazione avesse gestito il trasferimento di almeno 15 minori stranieri non accompagnate dalla Nigeria – attraverso Messina – in vari Paesi dell’Unione Europea, avvalendosi anche dell’apporto garantito da un cittadino italiano – responsabile di un’associazione di volontariato impegnata nell’assistenza – il quale aveva fornito notizie utili al rintraccio delle minori gestite dal sodalizio criminale una volta sbarcate in Italia e aveva partecipato all’avviamento alla prostituzione di quelle che erano state ospitate nei centri di accoglienza messinesi.
Nel corso dell’indagine era altresì emerso come taluni dei soggetti nigeriani fossero dediti anche al traffico internazionale di sostanze stupefacenti del tipo eroina, attuato mediante corrieri trasportanti il narcotico in corpore in ovuli termosaldati ingeriti alla partenza e consegnati a connazionali di stanza nel casertano. A riscontro di tale illecita attività, nel maggio del 2017, su richiesta del Nucleo Investigativo di Messina, i Carabinieri di Firenze arrestarono uno degli indagati, il nigeriano Imarhaghe Monday, che era sbarcato all’aeroporto di Firenze, proveniente da Dusseldorf (Germania), trasportando all’interno della propria cavità intestinale 110 ovuli contenenti 1,2 kg di eroina.
Oltre a Monica Onaifoghe, gli altri destinatari di provvedimenti restrittivi erano stati, a vario titolo, i nigeriani Rita Ihama, 38enne e Imarhaghe Monday, 32enne, promotori e organizzatori dell’associazione, nonché il 72enne messinese Giovanni Buscemi e il 20enne nigeriano Precious Ovbokhan Igbinomwanhia.